domenica 18 ottobre 2009
Manifesto dei SEMPLICEMENTE DEMOCRATICI
Dobbiamo cambiare il nostro Paese.
La politica può cambiare il nostro Paese.
Di fronte ad una società narcotizzata non è possibile stare a guardare: il Partito Democratico è oggi lo strumento della partecipazione. E vuole essere anche il partito della legalità.
Vediamo nella scelta legalitaria una scelta di partecipazione, in quanto non viene presa e vissuta come scelta personale, ma indaga e si proietta verso un ambito comunitario, è una scelta presa per gli altri oltre che per sé stessi, porta conseguenze a tutti, non solo a sé stessi.
La legalità, come principio garante di un uguale trattamento davanti la legge, ci deve spingere verso una maggiore partecipazione politica ad una società che è giusta solo finché ogni suo membro si comporta con giustezza; ed è democratica solo finché ogni suo membro vive in maniera attiva e responsabile la propria cittadinanza, contribuendo a formare quella pluralità e diversità di opinioni ed esperienze che arricchisce il patrimonio culturale di un Paese.
Senza la partecipazione attiva e la vigilanza della società civile la democrazia diventa formale, la politica perde qualità e ogni uomo manca di realizzare la sua naturale vocazione politica e comunitaria.
In Italia la prima riforma necessaria è una trasformazione culturale. Se non ricostruiamo il capitale sociale e morale del paese abbiamo poche speranze di rilanciare la crescita e lo sviluppo di questo paese.
Ad un modello in cui la strada del successo è fatta di notorietà, favori, visibilità, va contrapposto un modello culturale che premi merito e progettualità, investimento di lungo periodo. Un modello che sia diverso nei fini, ma anche nei mezzi.
Una riforma che percorra tutte le aeree del Paese, anche le più piccole, dove spesso e più facilmente si alimentano falsi miti.
E’ per questo che riteniamo imprescindibile l'impegno di ciascuno di noi nei nostri territori e nei nostri circoli. La presenza sul territorio è il nostro punto ...
di forza, la nostra peculiarità rispetto al partito di Berlusconi, impostato quasi totalmente sulla sua leadership.
La nostra presenza politica nei luoghi delle persone deve anche passare per modi e strumenti riconoscibili, che diano il senso di un progetto di cambiamento.
Ogni circolo dovrà creare degli sportelli della solidarietà per fornire informazioni, assistenza ed aiuto ai cittadini, per creare rete e senso di appartenenza. E’ fondamentale infatti, che si esca dai circoli per parlare alla gente e che le nostre strutture diventino di supporto alla cittadinanza, solo così avremo costruito un partito aperto.
Ma anche un partito che faccia della formazione la sua bussola creando dei laboratori di formazione politica regionale, delle strutture di formazione culturale e politica articolate in due fasi. Oltre all’apprendimento di natura teorica al termine dei corsi gli allievi dovranno elaborare progetti e proposte da presentare ai nostri eletti nelle istituzioni o affiancarli per un periodo nel proprio lavoro in maniera da far crescere, nell’esperienza, una nuova leva di amministratori.
Dobbiamo essere convinti infatti, che l’investimento in ricerca, innovazione e sviluppo sia un “investimento sociale”, che poggia su una radicata e ampia condivisione da parte di tutto il contesto sociale.
Noi sappiamo che l’unica vera arma competitiva è la conoscenza e per ciò dobbiamo impegnarci al fine di diffondere il messaggio che una società fondata sulla conoscenza significa anche una varietà di opportunità che si aprono.
Serve un nuovo sistema di welfare studentesco che si fondi su un incremento della gratuità di servizi quali mense, alloggi e trasporti ed ancora una liberalizzazione dell’accesso agli studi superiori, siano essi artistici o accademici, riformando la legge che regolamenta il numero programmato.
Dobbiamo promuovere le forme di mobilità europea immaginando una formula nuova per il progetto Erasmus che preveda sei mesi obbligatori all'estero per tutti coloro che si vogliono laureare in uno stato dell’Unione Europea Ue.
La sfida che oggi vogliamo costruire passa necessariamente per la crescita di uno sviluppo sostenibile che parta dalle amministrazioni locali.
In Italia esistono leggi d’incentivazione all’avanguardia sia per la promozione dell’eolico, sia del fotovoltaico, che hanno dato un grosso impulso alla diffusione di queste fonti d’energia negli ultimi anni.
Tuttavia, una diffusione su più ampia scala di queste energie è ancora frenata dalle lentezze burocratiche e dalla difformità delle legislazioni regionali che rendono gli iter autorizzativi estremamente complessi e costosi.
In questo contesto, l’adozione di linee guida per le rinnovabili, già previste da una norma del 2003 ancora non attuata, rappresenterebbe un primo passo verso il miglioramento della situazione attuale.
Misure come l’incremento di corsie preferenziali per il car-sharing, pedaggi sul traffico privato sono misure impopolari, soprattutto all’inizio, ma vengono ormai applicate in tutti i paesi avanzati portando a notevoli miglioramenti della qualità della vita delle persone.
Uno sviluppo sostenibile che guardi alle peculiarità del nostro territorio e che ad esempio, porti a valorizzare una risorsa unica come la montagna, che rappresenta una grossa parte del nostro territorio, favorendo l’approvazione di una legge quadro in favore dei territori montani che inneschi meccanismi di crescita non marginalizzando queste terre, ma intervenendo concretamente nelle situazioni di svantaggio garantendo standard omogenei per tutti i servizi quali condizione essenziale per la sopravvivenza delle comunità.
Guardiamo in questi giorni con preoccupazione alla situazione della libertà di informazione, messa fortemente sotto duro attacco da parte del Governo.
I rimedi ci sono: una severa legge contro il conflitto d’interessi, una riforma del servizio pubblico che lo sleghi definitivamente dal legame vincolante con la politica.
Abbiamo l’obiettivo di restituire indipendenza ed autonomia soprattutto all’informazione pubblica. Il PD deve farsi promotore di un maggiore rispetto nei confronti del giornalismo, professione che ha un ruolo chiave per la tenuta democratica di un paese.
Abbiamo il compito di ricostruire una concezione del lavoro. Di restituirgli il suo prezioso valore sociale, oltre che economico e di sussistenza.
Il lavoro deve poter essere una strada per la realizzazione della persona.
Un lavoro di qualità che ponga le persone nella possibilità di scegliere facendo originare la qualità dalla conoscenza, dallo sviluppo e dall’offerta del sapere.
Proporre un modello di competitività che sia fondata sulle protezioni e sull’universalità di un sistema di diritti inalienabili, riproponendola in maniera alta dove alcune soglie non devono mai essere in discussione e si compete in ragione della quantità e della qualità dell’innovazione che si produce.
Proponiamo l’istituzione di un contratto unico di lavoro a tempo indeterminato con una fase di inserimento fino a tre anni, dove il licenziamento potrà avvenire solo dietro compensazione monetaria, ed una fase di stabilità.
Si rende necessaria, soprattutto in questo momento di crisi globale, l’istituzione del salario minimo nazionale da applicare ad ogni prestazione di lavoro, comprese le prestazioni di lavoro a progetto.
L’universalità dei diritti è ancor di più oggi un tema centrale rispetto alle drammatiche vicende dell’immigrazione: il decreto sicurezza approvato dal Parlamento, così come la vicenda dei respingimenti, ritraggono fedelmente un Paese intrappolato dalla paura.
Vicende che assecondano gli istinti degli individui in un processo di “regressione identitaria” che non solo appaiono contro la storia e la cultura solidale del nostro Paese, ma che rischiano di rivelarsi anche contrario all’interesse economico e alla qualità della vita di molti italiani
Il nostro partito ha il dovere si scommettere sull’immigrazione creando incentivi e regole perché gli stessi immigrati scommettano sull’Italia come terra di opportunità e non di razzie.
E’ giunto il momento per una riforma del diritto alla cittadinanza che favorisca i figli di stranieri nati in Italia e gli immigrati di seconda generazione ed ancora il diritto di voto per gli immigrati come imprescindibile conquista per un paese normale.
C’è bisogno di un Partito che si riappropri della Speranza come categoria fondamentale dell’agire politico legandola alla progettualità ed al cambiamento, di un partito che punti ad una riscoperta del valore dell’impegno civico, alla piena realizzazione di un ideale democratico, semplicemente democratico.
La politica può cambiare il nostro Paese.
Di fronte ad una società narcotizzata non è possibile stare a guardare: il Partito Democratico è oggi lo strumento della partecipazione. E vuole essere anche il partito della legalità.
Vediamo nella scelta legalitaria una scelta di partecipazione, in quanto non viene presa e vissuta come scelta personale, ma indaga e si proietta verso un ambito comunitario, è una scelta presa per gli altri oltre che per sé stessi, porta conseguenze a tutti, non solo a sé stessi.
La legalità, come principio garante di un uguale trattamento davanti la legge, ci deve spingere verso una maggiore partecipazione politica ad una società che è giusta solo finché ogni suo membro si comporta con giustezza; ed è democratica solo finché ogni suo membro vive in maniera attiva e responsabile la propria cittadinanza, contribuendo a formare quella pluralità e diversità di opinioni ed esperienze che arricchisce il patrimonio culturale di un Paese.
Senza la partecipazione attiva e la vigilanza della società civile la democrazia diventa formale, la politica perde qualità e ogni uomo manca di realizzare la sua naturale vocazione politica e comunitaria.
In Italia la prima riforma necessaria è una trasformazione culturale. Se non ricostruiamo il capitale sociale e morale del paese abbiamo poche speranze di rilanciare la crescita e lo sviluppo di questo paese.
Ad un modello in cui la strada del successo è fatta di notorietà, favori, visibilità, va contrapposto un modello culturale che premi merito e progettualità, investimento di lungo periodo. Un modello che sia diverso nei fini, ma anche nei mezzi.
Una riforma che percorra tutte le aeree del Paese, anche le più piccole, dove spesso e più facilmente si alimentano falsi miti.
E’ per questo che riteniamo imprescindibile l'impegno di ciascuno di noi nei nostri territori e nei nostri circoli. La presenza sul territorio è il nostro punto ...
di forza, la nostra peculiarità rispetto al partito di Berlusconi, impostato quasi totalmente sulla sua leadership.
La nostra presenza politica nei luoghi delle persone deve anche passare per modi e strumenti riconoscibili, che diano il senso di un progetto di cambiamento.
Ogni circolo dovrà creare degli sportelli della solidarietà per fornire informazioni, assistenza ed aiuto ai cittadini, per creare rete e senso di appartenenza. E’ fondamentale infatti, che si esca dai circoli per parlare alla gente e che le nostre strutture diventino di supporto alla cittadinanza, solo così avremo costruito un partito aperto.
Ma anche un partito che faccia della formazione la sua bussola creando dei laboratori di formazione politica regionale, delle strutture di formazione culturale e politica articolate in due fasi. Oltre all’apprendimento di natura teorica al termine dei corsi gli allievi dovranno elaborare progetti e proposte da presentare ai nostri eletti nelle istituzioni o affiancarli per un periodo nel proprio lavoro in maniera da far crescere, nell’esperienza, una nuova leva di amministratori.
Dobbiamo essere convinti infatti, che l’investimento in ricerca, innovazione e sviluppo sia un “investimento sociale”, che poggia su una radicata e ampia condivisione da parte di tutto il contesto sociale.
Noi sappiamo che l’unica vera arma competitiva è la conoscenza e per ciò dobbiamo impegnarci al fine di diffondere il messaggio che una società fondata sulla conoscenza significa anche una varietà di opportunità che si aprono.
Serve un nuovo sistema di welfare studentesco che si fondi su un incremento della gratuità di servizi quali mense, alloggi e trasporti ed ancora una liberalizzazione dell’accesso agli studi superiori, siano essi artistici o accademici, riformando la legge che regolamenta il numero programmato.
Dobbiamo promuovere le forme di mobilità europea immaginando una formula nuova per il progetto Erasmus che preveda sei mesi obbligatori all'estero per tutti coloro che si vogliono laureare in uno stato dell’Unione Europea Ue.
La sfida che oggi vogliamo costruire passa necessariamente per la crescita di uno sviluppo sostenibile che parta dalle amministrazioni locali.
In Italia esistono leggi d’incentivazione all’avanguardia sia per la promozione dell’eolico, sia del fotovoltaico, che hanno dato un grosso impulso alla diffusione di queste fonti d’energia negli ultimi anni.
Tuttavia, una diffusione su più ampia scala di queste energie è ancora frenata dalle lentezze burocratiche e dalla difformità delle legislazioni regionali che rendono gli iter autorizzativi estremamente complessi e costosi.
In questo contesto, l’adozione di linee guida per le rinnovabili, già previste da una norma del 2003 ancora non attuata, rappresenterebbe un primo passo verso il miglioramento della situazione attuale.
Misure come l’incremento di corsie preferenziali per il car-sharing, pedaggi sul traffico privato sono misure impopolari, soprattutto all’inizio, ma vengono ormai applicate in tutti i paesi avanzati portando a notevoli miglioramenti della qualità della vita delle persone.
Uno sviluppo sostenibile che guardi alle peculiarità del nostro territorio e che ad esempio, porti a valorizzare una risorsa unica come la montagna, che rappresenta una grossa parte del nostro territorio, favorendo l’approvazione di una legge quadro in favore dei territori montani che inneschi meccanismi di crescita non marginalizzando queste terre, ma intervenendo concretamente nelle situazioni di svantaggio garantendo standard omogenei per tutti i servizi quali condizione essenziale per la sopravvivenza delle comunità.
Guardiamo in questi giorni con preoccupazione alla situazione della libertà di informazione, messa fortemente sotto duro attacco da parte del Governo.
I rimedi ci sono: una severa legge contro il conflitto d’interessi, una riforma del servizio pubblico che lo sleghi definitivamente dal legame vincolante con la politica.
Abbiamo l’obiettivo di restituire indipendenza ed autonomia soprattutto all’informazione pubblica. Il PD deve farsi promotore di un maggiore rispetto nei confronti del giornalismo, professione che ha un ruolo chiave per la tenuta democratica di un paese.
Abbiamo il compito di ricostruire una concezione del lavoro. Di restituirgli il suo prezioso valore sociale, oltre che economico e di sussistenza.
Il lavoro deve poter essere una strada per la realizzazione della persona.
Un lavoro di qualità che ponga le persone nella possibilità di scegliere facendo originare la qualità dalla conoscenza, dallo sviluppo e dall’offerta del sapere.
Proporre un modello di competitività che sia fondata sulle protezioni e sull’universalità di un sistema di diritti inalienabili, riproponendola in maniera alta dove alcune soglie non devono mai essere in discussione e si compete in ragione della quantità e della qualità dell’innovazione che si produce.
Proponiamo l’istituzione di un contratto unico di lavoro a tempo indeterminato con una fase di inserimento fino a tre anni, dove il licenziamento potrà avvenire solo dietro compensazione monetaria, ed una fase di stabilità.
Si rende necessaria, soprattutto in questo momento di crisi globale, l’istituzione del salario minimo nazionale da applicare ad ogni prestazione di lavoro, comprese le prestazioni di lavoro a progetto.
L’universalità dei diritti è ancor di più oggi un tema centrale rispetto alle drammatiche vicende dell’immigrazione: il decreto sicurezza approvato dal Parlamento, così come la vicenda dei respingimenti, ritraggono fedelmente un Paese intrappolato dalla paura.
Vicende che assecondano gli istinti degli individui in un processo di “regressione identitaria” che non solo appaiono contro la storia e la cultura solidale del nostro Paese, ma che rischiano di rivelarsi anche contrario all’interesse economico e alla qualità della vita di molti italiani
Il nostro partito ha il dovere si scommettere sull’immigrazione creando incentivi e regole perché gli stessi immigrati scommettano sull’Italia come terra di opportunità e non di razzie.
E’ giunto il momento per una riforma del diritto alla cittadinanza che favorisca i figli di stranieri nati in Italia e gli immigrati di seconda generazione ed ancora il diritto di voto per gli immigrati come imprescindibile conquista per un paese normale.
C’è bisogno di un Partito che si riappropri della Speranza come categoria fondamentale dell’agire politico legandola alla progettualità ed al cambiamento, di un partito che punti ad una riscoperta del valore dell’impegno civico, alla piena realizzazione di un ideale democratico, semplicemente democratico.
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