«Quando dicevo che il mio lavoro finiva a ottobre pensavo davvero che fosse possibile così. Dopo viene qualcuno che viene dopo, anche dal punto di vista anagrafico. Ho capito che non sarebbe successo così, e allora ho deciso di lasciar decidere agli elettori se dovevo restare o andarmene. È stato un bel confronto, una grande prova di maturità. Abbiamo dimostrato che non c'è stato logoramento, siamo riusciti anche a fare opposizione». Sulla candidata donna, «non vorrei che ci fosse la quota anche tra i candidati. Abbiamo delle donne molto in gamba ma hanno scelto di non candidarsi. Quel che è certo è che l'Italia su questo fronte è drammaticamente indietro rispetto a tutti gli altri paesi: troppe poche donne nei ruoli di responsabilità, e invece penso ce ne sia un grande bisogno. Di fatto oggi nel mondo del lavoro l'uomo cammina in pianura e la donna in salita».
14.26 - Le domande finali
Errori in questi due anni? «Non essere andati fino in fondo nel rinnovamento dei gruppi dirigenti, che non vuol dire chiamare le persone dalla Luna ma investire sul patrimonio dei nostri amministratori locali». Quali incarichi a Bersani e Marino? «L'ho già detto, Bersani ha delle competenze economiche quindi gli affiderei un incarico determinante in questo settore. A Marino chiederei di lavorare in un incarico che possa mettere a frutto le sue esperienze scientifiche: sul testamento biologico la pensiamo quasi allo stesso modo». Le alleanze? «Nelle regionali vuol dire alleanze alternative nel campo alternativo alla destra, in qualche caso anche allargandoci all'Udc, ma mai stipulando alleanza regionali su un tavolo nazionale. Lavorando sui programmi, in certe regioni possiamo tenere insieme sia Idv che Udc. Io non apprezzo i toni di Di Pietro ma non dobbiamo dimenticare che il nostro avversario è Berlusconi e che molti nostri elettori sono andati provvisoriamente a votare Idv. Inoltre faccio fatica a capire come sostenere il ritorno a una grande alleanza senza un partito che ha appena l'8 per cento. La sinistra deve venire in una cultura di governo e non antagonista, fermando il processo di divisione che la indebolisce e rende difficile un'alleanza. Questa competizione a chi è più puro degli altri deve finire. Spero che una parte di loro venga dentro il Pd: il ...
progetto non è ancora compiuto, c'è spazio». Lavorare per una lista civica per Galan? «No». C'è un'emergenza democratica? «C'è assolutamente, si manifesta in un modo diverso rispetto al secolo scorso ma c'è sicuramente. Il parlamento è stato svuotato, la libertà di stampa è minacciata. Bisogna tenere alto il livello di mobilitazione e la capacità di reagire. Di fronte ai rischi dei prossimi mesi sarebbe delinquenziale dividere l'opposizione». Accordo separato, il governo vuol dividere i sindacati? «Questa è da sempre la prima preoccupazione della destra. I sindacati dovrebbero reagire non cascandoci ma dando una risposta di unità». C'è un rischio di scissione dopo le primarie? «No, non credo ci sia un rischio di scissione. Dovremo trovare un equilibrio: discutere e poi uscire con una voce sola. Il dibattito non deve spaventarci: ma occorre farlo a casa e non sui giornali. Sul caso Binetti, un conto sono i temi eticamente sensibili, un'altra cosa è l'omofobia. Introdurre quell'aggravante significa aderenza ai principi del Pd. Se su duecento e passa deputati solo uno vota contro, ci sarà un problema? Ma noi dobbiamo puntare a fare un partito che si allarga, non che si restringe. Che coltiva le diversità e non le teme». Movimenti al centro? Siamo al 22simo tentativo di fare un Grande centro».
14.18 - Su Bersani e Marino
Sebbene il tuo principale rivale sia Bersani, intervieni di più su Marino. Perché? «A me hanno pure spiegato che non conviene, ma se lui dice che sono a favore del nucleare e non è vero, io rispondo. Questo è il mio stile. Su alcuni temi sono più d'accordo con Marino, su altri con Bersani». Bettini dice che se vince Bersani la vocazione del Pd viene azzerata. «Non penso sia così. Ci sono modi diversi di dar seguito al progetto, ma non penso che se vince Bersani chiude il Pd».
14.15 - Passato e futuro, singolare e plurale
Come fai a parlare del Pd che vorresti, come se non avessi fatto parte della storia di questi quindici anni di centrosinistra? «Io penso di avere dimostrato quello che ho in mente di fare: in come decidiamo, in come facciamo opposizione. Mi prendo tutte le responsabilità: non ero sulla Luna, ero il vice di Veltroni. Abbiamo fatto cose bene e cose fatte meno bene. Mi irrita che al primo errore parte la caccia al colpevole e poi si ricomincia da capo. Noi siamo arrivati molto tardi al Pd proprio per questo, e non voglio tornare indietro. Ammetto gli errori per non ripeterli, ma difendo orgogliosamente le cose fatte bene. Io ai tempi del conflitto di interessi non ero nemmeno in parlamento. Ma dico che abbiamo fatto un errore a non approvarlo, noi, usando il plurale».
14.11 - La società immobile
«Noi siamo una società immobile. Tra i ragazzi che fanno i volontari della mia campagna ci sono curriculum bellissimi, ma in questo paese immobile se non conosci qualcuno non vai da nessuna parte. In questa società bloccata il mito del posto fisso rischia di far danni. Il culto della proprietà della casa, per esempio, è un culto italiano che rappresenta un ostacolo alla mobilità sociale. Servono risorse per incentivare l'affitto, che aiuta la mobilità, non la stabilità».
14.07 - Lavoro e precarietà
Posto fisso e lavoro, proposta Boeri e contratto unico. «La frase di Tremonti è un pezzo di quella strategia malefica che copre l'assenza di fatti con gli annunci. Dobbiamo invece costringere il governo a misurarsi nella realtà. Tremonti attraversa diversi periodi, come Picasso: ora siamo nel periodo del posto fisso. La società oggi è diversa, non si può tornare indietro. Serve invece un sistema di protezione sociale che non lasci la gente sulla strada. Bisogna far costare di più i rapporti precari. Vigilare sulla regolarità dei contratti a progetto».
14.03 - Il dibattito tra i candidati
Dice Ricolfi sulla Stampa: Bersani è ortodosso. Marino è liberale. Franceschini è tradizionalista. «Non mi riconosco affatto. Io voglio fare tutto meno che fare il conservatore. Noi abbiamo fatto una discussione vera, programmatica. I miei dieci discorsi sono stati totalmente ignorati: uno parla di tante cose importanti, poi ti chiedono sempre della battuta di Bersani e D'Alema. I contenuti li abbiamo messi in campo, anche se fa più notizia il resto».
14.01 - Tutto può succedere
Marino può vincere? «Nel calcolo delle probabilità è difficile, ma chissà. Decidono gli elettori».
14.00 - Riformare lo statuto
«Lo statuto va corretto. Il ballottaggio a tre è una cosa da correggere. Ma non dobbiamo tornare indietro sul fatto che al momento delle grandi scelte alla forza degli iscritti va aggiunta quella degli elettori».
13.58 - Lodo Scalfari e primarie
Che fare se vince Bersani ma senza la maggioranza assoluta? «Si parla tanto di inciucio, complotto, accordo. Uso il termine di Bersani: la ditta. Tutti e tre teniamo a diventare segretario. Ma è immaginabile dire agli elettori delle primarie che il segretario lo elegge l'assemblea a voto segreto tra quindici giorni? E magari il terzo appoggia il secondo, che ha preso meno voti alle primarie? In quel caso abbiamo chiuso: l'ultima volta che vengono a votarci. Se prende un voto in più Bersani io gli telefono e gli dico "buon lavoro". Non vogliamo cambiare le regole: il principio è che l'assemblea del 7 novembre ratifica il vincitore delle primarie». E se vinci tu, come pensi di conquistare la maggioranza degli iscritti che non ti ha votato? «Io gli iscritti li conosco, non devo "conquistarli". Se noi usciamo dalla testa dei dirigenti, più si scende e più ci si rende conto che non c'è uno che vede problemi nel fatto che io possa vincere. Ho parlato con tantissimi iscritti, gente con storie diverse che interveniva e diceva la sua: è un problema inesistente».
13.56 - Battaglie giuste e impopolari? «L'immigrazione»
Qual è la cosa più giusta ma più impopolare che il partito deve dire? «Primo: l'immigrazione e la società multiculturale. Ci siamo piegati alla logica della paura, invece serve una nuova operazione culturale. Dobbiamo opporci a tutto ciò che è criminale e illegale, ma dobbiamo spiegare al paese le risorse che ci sono offerte dall'immigrazione e dalle diversità, anche se perderemo qualche voto. È un lavoro che bisogna fare. Il mondo si mescola e il processo va governato, dimostrando che tra società vecchie e impaurite e società giovani, colorate e dinamiche noi vogliamo la seconda. Non è solo il nostro destino, ma è un bel destino»
13.54 - «Ho rotto il tabù del voto nel partito»
«In un partito ricco di diversità si discute, ci si confronta, ci si ascolta e poi si decide. Quando sono diventato segretario ho pensato che fosse venuto il momento di rompere il tabù del voto: abbiamo votato sul referendum elettorale, sulla collocazione europea. Alcuni hanno votato contro e hanno rispettato la decisione».
13.52 - Accuse di antiberlusconismo? «Chi se ne frega»
«Non vorrei che fra trent'anni i nostri figli si voltino e ci dicano: ma dov'eravate ai tempi di Berlusconi? Abbiamo dei doveri che vengono prima di ogni altra cosa, dobbiamo svegliare la coscienza civile di questo paese. Ci dicono che facciamo antiberlusconismo? Chi se ne frega».
13.50 - Come fare opposizione
Non sono cambiati i toni del segretario dall'inizio dell'avventura a questa campagna? «La campagna di Veltroni ebbe toni più morbidi perché venivamo da un'esperienza di governo. Oggi siamo opposizione, e l'opposizione da che mondo è mondo si oppone. Rischiamo un'opposizione da salotto, che appena facciamo una difesa delle istituzioni si alza a dire: "il solito antiberlusconismo". Dobbiamo liberarcene. Gli elettori ci chiedono di fare più opposizione, di farla meglio, più propositiva. Non dobbiamo perdere la capacità di indignarci, di reagire».
13.46 - Il bilancio di sette mesi
«Insieme in questi sette mesi abbiamo fermato l'avanzata della destra e la ritirata del Pd. Grazie a quel risultato oggi è in moto questo processo. La forza dell'emergenza mi ha permesso di fare una segreteria fresca e giovane, con sindaci e amministratori. Oggi, usciti dall'emergenza, questo processo darà al nuovo segretario la forza di guidare un partito così complesso».
13.44 - Primarie sempre
«Se sarò eletto, dalla scelta delle primarie non tornerò indietro in nessun modo».
13.42 - Valorizzare gli iscritti
«Dire che qualcosa non va non è lesa maestà. Salerno ha gli stessi iscritti del Piemonte. La provincia di Napoli più di tutta la Lombardia. Io voglio correggere qualcosa proprio per difendere il valore della militanza».
13.40 - Tesseramento, iscritti ed elettori
Come ripensare la struttura dei circoli e degli iscritti per evitare distorsioni? «Iscrizione assolutamente individuale, intanto: niente gruppi che si iscrivono collettivamente. La contrapposizione iscritti-elettori è davvero sbagliata. I primi che si battono perché venga a votare molta gente alle primarie sono gli iscritti: siamo lo stesso popolo. Sono modi diversi di fare la stessa cosa, con la stessa passione. Dobbiamo valorizzare fino in fondo il patrimonio degli iscritti, che va tramandato come oro alle nuove generazioni. Ci sono però delle cose da correggere e migliorare: ai gazebo, per esempio, chiediamo alla gente se vuole iscriversi, fare un passo in più, entrando nel partito senza filtri. Se entrassero cento o duecentomila persone spontaneamente, senza che nessuno glielo chieda, sarebbe straordinario».
13.33 - Il caso Campania: «O con Saviano o con la camorra»
«Non posso dimenticare di essere un avvocato: non si esprimono giudizi senza aver letto nulla. Esistono in alcune amministrazioni comportamenti che hanno rilevanza penale e lì ci pensa la Magistratura. C'è però un altra cosa che a noi interessa molto: il rigore che noi chiediamo ai nostri amministratori deve essere cinque, dieci volte superiore a quella richiesta dalla legge. Se vogliamo fare un partito nuovo dobbiamo alzare il nostro livello di anticorpi, valorizzando quei dirigenti che combattono al fronte, in territori di frontiera. Perché questo avvenga dobbiamo avere un partito che introduce i criteri della trasparenza e del rigore anche a fronte di scelte dolorose, senza ambiguità. O si sta con Saviano o si sta con la camorra».
13.28 - Il backstage
Franceschini prima dell'inizio del forum: «Posso togliermi la giacca?». Sulla stanchezza di fine corsa: «Mancano solo due giorni e mezzo, non mangio più. Concentro le funzioni vitali nel sonno».
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